domenica 26 giugno 2011

Transformers 3, dalla Luna a Mosca "Non solo 3D: c'è anche l'anima"

Non sarà come essere sulla Luna, sulla cui superficie si svolgono alcune tra le scene cruciali del film. Ma la location scelta per il lancio planetario di Transformers 3 è comunque spettacolare. Siamo infatti nel cuore di Mosca, tra le pareti del lussuoso hotel Ritz: la Piazza Rossa è a un passo, dai piani alti si vedono il Cremlino e le cupole colorate di San Basilio. Ma il regista Michael Bay, il supercast capitanato da Shia La Beouf e dalla modella inglese Rosie Huntington-Whiteley, il personale della Paramount (la major che distribuisce la pellicola) sembrano quasi non accorgersi dello scenario che li circonda: la loro unica preoccupazione è che il superkolossal più atteso, iper-tecnologico e costoso della stagione faccia il botto ai botteghini. Come e più dei precedenti due episodi. "Posto fantastico, ma a noi interessa capire se il nostro lavoro piacerà al pubblico", taglia corto il protagonista, in una pausa tra un'intervista e l'altra.

Stavolta l'investimento è stato ancora più forte: a differenza degli altri, questo terzo capitolo è stato girato in 3D. E senza badare a spese: "Steven Spielberg (qui in veste di pruduttore esecutivo, ndr) mi ha conivnto a convertirmi al tridimensionale - racconta Bay, forse il più ansioso e nervoso del gruppo Transformers
- e così, per farlo al meglio, ho accettato i consigli e l'aiuto di James Cameron: mi ha prestato la sua troupe di Avatar". Risultato: un fumettone adrenalinico come ci si aspetta, pieno di battaglie ed effetti di ogni tipo, in cui ancora una volta assistiamo allo scontro tra i robot-macchina buoni, alleati con gli umani, e i robottoni cattivi. Nel mezzo come sempre ci finisce il personaggio interpretato da LaBeouf. Affiancato dal nuovo amore cinematografico, la bionda, magrissima e sempre eccessivamente glamour Rosie; e dagli eroici Josh Duhamel e Tyrese Gibson. Dall'altra parte della barricata, in un inconsueto ruolo da cattivo, il Patrick Dempsey di Grey's Anatomy (che ha appena dato l'addio alla serie tv) e tanti comprimari di alto livello: John Turturro, John Malkovich, Frances Mc Dormand.

IL TRAILER


La stampa internazionale, che ha visto la pellicola questa mattina in anteprima mondiale (domani ci sarà la proiezione ufficiale, nell'ambito del Festival cinematografico di Mosca) resta però un po' perplessa: confezione di lusso, ma le numerosissime scene d'azione della seconda parte rischiano di essere tutte uguali. Così come i vari robot, tratti come è noto da una serie di giocattoli della Hasbro. Gli attori, invece, sembrano entusiasti. A cominciare dal venticinquenne Shia LaBeouf, grande talento e un po' di sregolatezza (ogni tanto viene fermato per guida pericolosa legata forse all'alcol), torrenziale nel difendere a spada tratta il film: "E' sicuramente il migliore della trilogia - spiega - il primo era una sorta di esperimento, il cui successo ci ha travolto. Nel secondo era tutto molto grande. In questo, per la prima volta, la trama ha un ruolo fondamentale: c'è una spiegazione per tutto, con intrecci ad alto livello che coinvolgono la conquista della Luna, la guerra fredda e altri eventi storici. I personaggi, macchine comprese, hanno un'anima. Ma per me questo è comunque l'ultimo Transformers, il mio ruolo più di così non può evolvere. E i prossimi film che farò dovranno essere piccoli, davvero piccoli: in scena solo io". Dopo tanto set faraonico, la nostalgia dell'intimismo cinematografico è assai comprensibile.

A proposito di cast c'è da dire che a fare molto rumore, almeno da un anno a questa parte, è stato il forfait di Megan Fox, interprete dei primi due episodi, che aveva definito Michael Bay "un Hitler". Il regista - che aveva rivelato che fu Spielberg a chiederne la cacciata - oggi minimizza: "Era necessario ravvivare l'interesse amoroso del protagonista, solo per questo abbiamo dovuto cambiare attrice". E forse per evitare le bizze hollywoodiane di Megan, al suo posto ha scelto una principiante assoluta, la Huntington-Whiteley, nota come modella e angelo di Victoria's Secret, il celebre brand di lingerie. Più ansiosa di imparare, più malleabile. "Ero preoccupatissima - racconta lei, in un miniabito nero che sembra la copia di quello bianco che indossa per una bella fetta del film - alle sfilate e sui set fotografici tutto è stabilito con precisione, tutto calcolato, tutto perfetto. Qui ho dovuto accettare gli imprevisti e girare mentre correvo e saltavo: in particolare, ho dovuto sincronizzare bene la mia corsa, all'inizio avevo le stesse movenze strane della Phoebe di Friends! Però la passerelle non le voglio lasciare: mi piacerebbe restare in entrambe le industrie, il cinema e la moda".

E' disinvolta nelle interviste, Rosie: si vede che si è ben preparata e abituata ad affascinare l'interlocutore. La gaffe, però, arriva a fine intervista: quando ammette che lei un film in 3D al cinema non è mai andato a vederlo: nemmeno Avatar... Una mancanza a dir poco strana, per un'attrice che davanti a una platea mondiale si propone come eroina del cinema a tre dimensioni.

mercoledì 22 giugno 2011

Tamarreide, italia 1 cade sempre più in basso

Si potrebbero dire tante cose, ma prima bisogna partire da un fatto. Dietro questa baracca c'è gente come Cristiana Farina (Vivere, Amiche mie, tra le altre cose) e Alberto D'Onofrio, esperto di docusoap da così tanto tempo che qualcuno pensa che sia stato proprio lui a inventare il genere. Con due nomi così, era complicato aspettarsi qualcosa di scadente. E infatti Tamarreide è, innanzitutto, un racconto ben costruito: personaggi e situazioni forti, un buon filo conduttore (I Tamarri alla Scoperta del Mondo), provocazioni (E voi, siete tamarri?), furbizie (i sottotitoli), tormentoni (Ahò, devi da èsse più circonciso! Te tiro la padella in testa! C'ha er foco che je esce daha capoccia), ritmo e buona volontà (D'Onofrio ha promesso una specie di cliffhanger di serie, per dire).
La prossimità tematica ha fatto venire in mente Jersey Shore ma in realtà qua non c'è niente di nuovo sotto il sole del "Prendi alcuni sconosciuti, mettili in un luogo X, crea della situazioni Y e tieni accesa la telecamera a documentario". Esempio: Davvero, 1995. Ma non vuol dire. La sorpresa di Tamarreide, se così si può dire, viene dalla tenuta in uno slot coraggioso, la prima serata: non parliamo di ascolti, quanto proprio della non voglia di cambiare canale (o streaming). La sensazione è che Tamarreide crescerà, d'attenzione e di discorso. E che le chiacchiere, vero, falso, verosimile, quel limone ci sarebbe stato lo stesso senza quella telecamera?, recitano non recitano, insomma: chisenefotte.

Intanto, constatiamo ancora una volta, tra gli Addetti ai Lavori e al Moralismo, la persistenza di una Buffa Abitudine, cioè quella di confondere il contenuto con il contenitore. Siccome il contenuto di Tamarreide è quello che è, allora tutto è quello che è, cioè Chiamiamo il Diavolo per l'Esorcismo! Cosa debbono pensare i nostri bambini di questa gente che non parla la nostra lingua, che va in giro colle zinne e le ciolle di fuori! Levate questo Trash che Offende il Buon Gusto. Dlin Dlon avviso agli amici dalla Facile Indignazia: Tamarreide non è trash. Il trash risiede, per esempio, in quello scarto tra intenzioni e prodotto finale, in quello iato tra ciò che voglio fare (un telefilm drama, un telegiornale serio) e quello che ottengo (un telefilm WTF, un telegiornale coi pinguini in estinzione). Tamarreide, per ora, è quello che è, quello che vuole essere, niente di più, niente di meno. Poi, vabbè, che c'entra, c'è sempre tempo per ricrederci e per ricredersi (avete notato che non ho nominato nemmeno una volta Fiammetta Cicogna? D'Onofrio, Farina, Tiraboschi, chi decide decide: levatecela di torno, spezza il discorso, interrompe le emozioni, lei sì, Finta).